Origini e storia della bicicletta

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Origini e Storia della bicicletta.

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L'origine della prima bicicletta effettivamente utilizzata è da attribuirsi al barone Karl von Drais, un impiegato statale del Gran Ducato di Baden in Germania. Karl Drais inventò la sua Laufmachine (macchina da corsa) nel 1817 che fu chiamata dalla stampa draisine (o anche draisienne, in Italia draisina) e più tardi velocipede.

Il maggiore miglioramento in questo progetto era l'aggiunta dello sterzo. Si dice che il suo interesse nel trovare un'alternativa all'uso del cavallo fosse dovuto all'inedia e alle frequenti morti dei cavalli causate dall'insufficienza dei raccolti del 1816 (il cosiddetto anno senza estate a seguito dell'eruzione vulcanica del Monte Tambora sull'isola Sumbawa – nell'attuale Indonesia - avvenuta tra il 5 ed il 15 aprile del 1815).

Nel suo primo documentato viaggio da Mannheim, il 12 giugno 1817, coprì la distanza di 13 chilometri (8 miglia) in meno di un'ora. La draisina di legno pesava 22 chili (48 libbre), aveva boccole d'ottone all'interno dei cuscinetti della ruota, un freno posteriore e 152 millimetri (6 pollici) di avancorsa della ruota anteriore per ottenere un effetto auto-stabilizzante . La draisina era spinta in avanti facendo pressione per terra con i piedi e né Drais né alcun meccanico altrove fecero alcun tentativo per allontanare i piedi dalla sicurezza del terreno per farli poggiare su pedali, che furono aggiunti circa quarant'anni dopo; a quel tempo non era praticamente possibile trascurare il bisogno del mantenimento dell'equilibro.

Questo progetto innescò una moda diffusa ma di breve durata. Molte migliaia di copie furono costruite ed usate dappertutto e ciò viene considerato come l'origine del trasporto personale senza uso di cavalli. In Gran Bretagna la versione inglese della draisina fu introdotta da Denis Johnson come il "calessino per pedoni". Ma già a partire dall'autunno 1817, con l'arrivo del buon raccolto, in molte parti del mondo (come Mannheim, Milano, Londra, New York e persino Calcutta) si iniziò a vietare l'uso dei velocipedi sulle strade laterali (da cui il nomignolo di hobby horse, non potendo usare le carreggiate riservate alle carrozze).

Questo, il trionfo dell'imminente ferrovia e la paura per l'equilibrio furono i possibili motivi che bloccarono ulteriori sviluppi del velocipede per i successivi 50 anni. I meccanici ora costruivano velocipedi in ferro, guidati tramite manubrio o pedali, a tre o quattro ruote per dare stabilità, ma con una più elevata resistenza al rotolamento.

Correva il 1885 quando Edoardo Bianchi, all’età di ventun’anni, iniziò l’attività di costruttore ciclistico nel suo piccolo negozio milanese di via Nirone. Il forte spirito innovatore caratterizzò la sua vita ed il suo lavoro, distinguendolo da tutti i costruttori dell'epoca.
La sua prima idea, concepita centoventi anni orsono, fu quella di ridurre il diametro della ruota anteriore, supplendo allo sviluppo dinamico con l'applicazione della catena - da poco inventata dal francese Vincent - e l'abbassamento dei pedali.
Nacque il "Safety", un biciclo di sicurezza che fu la prima vera bicicletta moderna.
Il principale vantaggio offerto da questo veicolo era la stabilità: non servivano acrobazie per rimanere in equilibrio.
Edoardo sviluppò quindi un modello con ruote di diametro inferiore, pressoché identiche: l'Italia aveva scoperto il costruttore che avrebbe caratterizzato per oltre un secolo la produzione ciclistica nazionale.

Il "piccolo fabbro" si era trasferito, per ampliare l'officina, da via Nirone a via Bertani.
E fu da questa officina che uscì, nel 1888, la prima bicicletta con gomme pneumatiche, inventate dal veterinario scozzese Dunlop.

Nel 1895 Edoardo Bianchi fu invitato a corte, nella Villa Reale di Monza.
La Regina Margherita aveva sentito parlare delle sue originali biciclette e voleva imparare a cavalcarle. Bianchi realizzò appositamente per lei la prima bicicletta da donna.